IL MASGALANOQuello del 2005 è nostro... anzi, della Giraffa.Dopo che l'operetta di quell'anno (Piazza del campo n°1) aveva visto uno di noi assurgere trionfalmente alla carica di Sindaco di Siena, qualcosa bisognava pur fare, per la città. E allora abbiamo incaricato Alberto Inglesi, che anche se è del 52 condivide con noi lo spirito del 53, tanto da collaborare proprio alla scenografia di quella e altre operette, di fare qualcosa di bello e di degno da essere ricordato: il Masgalano. E lui, che per un errore di trascrizione ha perfino giocato da portiere nelle fila del Roburrone con un cartellino che recava la prestigiosa data di nascita del 1953, ce l'ha messa tutta, realizzando una scultura in argento puro, capace di esaltare non solo l'aspetto visivo, ma anche quello tattile, coinvolgendo più sensi, per stimolarli ed attrarli. Del resto è una sua caratteristica quella di riuscire a “perdersi” dentro l'opera che crea, così da infondere nella materia plasmata un'alito di vita propria. Esattamente come noi ci "perdiamo" tutti gli anni nei deliri delle nostre messe in scena per tirarne fuori un pezzo di vita. Il Masgalano per il 2005, che per la cronaca è andato alla Giraffa, richiama una forma antica, quella del bacile. Ma ricorda anche lo spazio concavo di quella meravigliosa conchiglia che è Piazza del Campo. Uno spazio che ospita, raccoglie e celebra, come un teatro. E qui il richiamo all'attività da noi svolta è palesemente dichiarato. Con Alberto Inglesi che come ci piace ripetere è uno di noi, condividiamo una comune passione per l'arte. Per lui è scultura, usata per entrare in contatto con la società, per contribuire ad innescare cambiamenti e lanciare messaggi ad un'intera collettività. Per noi è teatro, usato come tramite, come mezzo per operare nel sociale e fare beneficienza. Lui, con questa scultura, ha vinto ancora una volta la sua sfida sulla materia realizzando "quello che la committenza desiderava, senza mistificazione alcuna, senza cedimenti dell'una o dell'altra parte, nel rispetto completo della libertà creativa”. Noi, da contradaioli che nei loro scherzosi copioni si tengono lontano dal Palio perché il Palio è una cosa seria, abbiamo trovato il modo di far fare al nostro "sindaco" qualcosa che resterà negli annali della città. |
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