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2012 - PER ESSERE GIOVANI CI VUOLE TEMPO

ovvero: cronache da un futuro sempre più prossimo.

Giunti ormai alle soglie del fatidico primo sessantennio della nostra vita, anche se per molti la sospirata pensione sta diventando un miraggio sempre più lontano (o forse proprio per questo), abbiamo deciso di occuparci, ovviamente alla nostra maniera, di quelle che il politically correct chiama "istituzioni per la terza età".

Del resto questo 2012 è l'anno europeo dell'invecchiamento attivo: come potevano dunque dei "quasi vecchietti" che soffrono di iperattività eludere l'argomento?

Solo che noi, che amiamo dare pane al pane, salcicciolo al salcicciolo e (naturalmente) vino al vino, e saremo forse un po' scorretti, ma senz'altro sinceri, lo chiamiamo, come del resto anche i nostri vecchi hanno sempre fatto, "ricovero".

E nel "nostro" ricovero c'è proprio di tutto.

La depressa e i nostalgici di qualche fede politica; quelli che hanno perso la memoria e quelli che hanno perso la pazienza e se la prendono col mondo intero; i "fissati" del bel tempo che fu, quello che non gli va mai bene niente, quelli che continuano a perdere la testa dietro a tutte le gonnelle che gli passano davanti... e compagnia, è proprio il caso di dirlo, cantante.

Tutti "gentilmente ospitati" in una struttura che, come le tante di cui la cronaca (non di Siena, per fortuna) ci narra quotidianamente le vicende, mette al centro dei propri interessi non il benessere degli ospiti, ma quello di qualche politico vorace.

Ed è proprio in questa "istituzione per la terza età" che, disinvoltamente parcheggiato da una famiglia affamata di mete esotiche (e di quattrini... quelli della pensione del nonno) si trova ad albergare (provvisoriamente, dice lui) un vecchietto ancora pieno di salute. Quanti anni abbia, esattamente, non si sa, ma alcune particolarità del suo carattere fanno proprio pensare che sia "uno del '53"... e gli effetti non tardano a farsi vedere, conducendo rapidamente a un finale catartico in cui i rinc... rin... ri... rispettabili ospiti si riappropriano del loro tempo e della loro gioventù.

Perché per essere giovani, ci vuole tempo, e i "ragazzi del '53", pur tra gli acciacchi che inesorabilmente avanzano, sono fermamente intenzionati a prenderselo tutto, questo tempo. Insomma... a ben vedere, potremmo dire che la penna è andata largamente oltre la fantasia, a disegnare una sorta di premonizione di un futuro ormai prossimo.

E se quel futuro sarà davvero quello del "nostro" ricovero, quello che abbiamo portato sulla scena dei Rozzi, sarà bene che quelli che dovranno domani (o domanilaltro) "piazzarci", e soprattutto quelli che saranno costretti ad "ospitarci" riflettano attentamente su quanto staranno per fare.

Non aprite le porte a "quelli del '53"... noi vi abbiamo avvisato!

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