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1996 - IMPROVVISAMENTE L'ESTATE SCORSA

ovvero: come nasce un'operetta delle nostre.

Le parole e le idee scorrevano e rimbalzavano velocemente di bocca in bocca. Sul tavolo tempestato di bicchieri i riflessi vermigli allungavano i loro raggi sulla carta tracciata di schizzi e proposte. Una coltre di fumo densa, statica, stazionava sopra le teste dei convenuti che, presi dal loro parlare, non si erano neppure accorti che il tempo stava scorrendo inesorabilmente senza che nessun frutto valido, concreto fosse maturato.

Qualcuno parlava di contenuti filosofici, altri politici, sociologici, attualità, televisione; insomma, come si suol dire, la carne al fuoco era tanta, ma di cotto non c'era niente. La stanchezza intanto iniziava a farsi sentire. Qualcuno si reggeva svogliatamente la testa con la mano, altri si stiracchiavano sgarbatamente sulle sedie sempre più simili a letti di spine che non a confortevoli arredi.

La serata sembrava ormai volgere verso un nulla di fatto quando un lieve, sommesso fischiettare avvolse la stanza: erano le prime note della Marsigliese! in un attimo l'atmosfera si fece elettrizzante: gli occhi che poco prima erano gonfi per il sonno si riaprirono; le teste si drizzarono quasi d'incanto.

I primi interrogativi, le prime proposte e, in un attimo, giù un fiume interminabile di idee a riempire quei fogli che sembravano, momenti prima, destinati a rimanere solo imbrattati. La penna andava veloce, nessuno avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Il tempo sembrava essersi fermato e, quasi complice, assisteva interessato al procedere dei "soliti" che, in perfetta sintonia, stendevano la traccia della nuova nata.

Intanto il fumo si era diradato, i riflessi purpurei erano scomparsi, e il bottiglione del Chianti abbandonato in un angolo della tavola, in una surreale metamorfosi si stagliava al cielo, alto, esile, lungo come un lamento, molto più simile ai cipressi che ornano i crinali delle nostre colline che a un freddo recipiente,

Qualcuno ricordò l'ora, il lavoro, gli impegni del domani; la soddisfazione era tanta nonostante tutto. Ben presto la saracinesca cadde... la Bottega era chiusa, ma Oh Marat perché sei morto era nata... così, improvvisamente, l'estate scorsa!

Particolare non trascurabile: nato da tanta sofferta gestazione Oh Marat perché sei morto, dopo ben sette-repliche-sette nell'ormai familiare teatro del Costone, ci porta a sbarcare in forze sul massimo palcoscenico cittadino: il 3 aprile del 96 si va in scena ai Rinnovati... e così anche i ragazzi del 53, a solo quattro anni dal debutto, si prendono trionfalmente la loro piccola Bastiglia.

Il video pubblicato è quello della nostra "piccola Bastiglia", registrato ai Rinnovati: in archivio, abbiamo naturalmente anche la versione andata in scena al Costone.

 

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