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1998 - UN CORVO MANGIÒ SIENA SENZA PANE

"...e ci mancherebbe altro!", avrebbero detto i nostri nonni.

Sì, perché il pane era cibo economico, ed alimentarsi senza di esso era ritenuto un segno di spreco e, sotto sotto, un peccato di gola. Senza considerare poi che a compiere tale nefandezza sarebbe stato addirittura un corvo...

In realtà lo strano titolo dell'operetta di quest'anno altro non è che la traduzione giullaresca e maccheronica del motto COR MAGIS TIBI SENA PANDIT (Siena ti apre di più il cuore...) che fa bella mostra di sé nell'arco di porta Camollia.

La citazione non è però del tutto casuale, dal momento che, a ben vedere, l'ormai celebre motto cela un interessante messaggio... interessante soprattutto agli occhi (e agli stomaci) dei pellegrini romei che, diretti a Roma, facevano il loro ingresso in città proprio da porta Camollia.

Anagrammano infatti il nostro COR MAGIS TIBI SENA PANDIT, si ottiene la continuazione della frase: SIC PANEM GRATIIS DONABIT (...e per questo concederà gratuitamente il pane).

Ecco dunque spiegato l'arcano del titolo dell'operetta del 1998, che rispetto a quelle che l'hanno preceduta presenta una grossa novità. Quando iniziammo a scrivere in proprio le nostre ci eravamo ripromessi di non prendere in considerazione l'argomento "Siena" per nessun motivo; forse per la paura di ripetere le esperienze altrui, forse perché la conosciamo anche troppo bene, forse per troppo amore nei suoi confronti... forse, chissà...

Sia come sia, quest'anno abbiamo infranto la regola che ci eravamo imposti, e del resto, se è vero che le regole ci sono proprio per essere infrante, chi meglio dei ragazzi del 53 si poteva prestare all'uopo?

E così, con l'allestimento dell'operetta di quest'anno abbiamo voluto provare a rendere un doveroso omaggio alla nostra città, della quale siamo tutti molto innamorati, senza tuttavia toccare quegli argomenti che la caratterizzano maggiormente, quali il Palio, le contrade, la vita rionale, etc

Potevamo anche scegliere un altro periodo della nostra storia patria, e non mancavano certo pagine più esaltanti e felici di quella scelta, ma abbiamo pensato che forse il triste momento dell'assedio fosse più interessante e meno conosciuto, e quindi in definitiva parecchio adatto a scatenare le nostre fantasie e le nostre "modeste" velleità teatrali.

E di fantasia ce ne abbiamo messa davvero tanta, tirando in ballo anche personaggi dai nomi altisonanti che, pur avendo contribuito a fare la storia di Siena, sono vissuti in altri periodi. Oppure quando si rappresentano, a modo nostro, i giorni dell'assedio della città, la fine della Repubblica e l'esodo a Montalcino.

Che poi, nel nostro piccolo, anche noi ragazzi del 53 siamo protagonisti di un esodo annuale a Montalcino, tra le cui ancor oggi accoglienti mura andiamo tutti gli anni a replicare la nostra operetta.


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